Un dolore profondo nella zona dell’inguine, con irradiazione lungo la parte anteriore della coscia, anche fino al ginocchio: questo è il primo campanello d’allarme che può far pensare all’artrosi dell’anca, patologia degenerativa della cartilagine nota anche come coxartrosi. Non di rado però, l’insorgenza può manifestarsi con una sintomatologia dolorosa che interessa la regione del gluteo, il rachide lombare o anche, in maniera isolata, il ginocchio.
Oltre al dolore all’anca, un altro sintomo che compare progressivamente è la rigidità dell’articolazione stessa, in particolare nei movimenti di flessione della coscia sul bacino e nelle rotazioni dell’anca, che non consentono o rendono estremamente difficoltoso lo svolgimento di comuni attività quotidiane come vestirsi (infilarsi calzini o allacciarsi le scarpe), alzarsi da sedie o divani a seduta bassa, camminare, salire e scendere le scale, guidare. Nei casi più conclamati, il dolore finisce per comparire anche a riposo, limitando fortemente anche il sonno notturno.
Il primo passo per accertare la presenza di coxartrosi è rappresentato dall’esecuzione di un esame radiografico (Rx): esso deve essere effettuato in due proiezioni, quella antero-posteriore del bacino (con il paziente supino con i piedi in intrarotazione di circa 15°) e quella assiale dell’anca (posizione supina, flessione delle gambe di 45°, extrarotazione e abduzione di 45°).
La visione delle radiografie permette di evidenziare i “segni” caratteristici dell’artrosi all’anca:
– riduzione dello spazio articolare tra la testa del femore e l’acetabolo del bacino,
– presenza di geodi dell’osso (cavità ossee sostituite da tessuto fibroso),
– formazione di osteofiti (becchi ossei) e progressiva deformità dei capi articolari.
Solo in alcuni casi può rendersi necessario eseguire anche una risonanza magnetica nucleare (RMN), per diagnosticare un eventuale quadro di osteonecrosi avascolare dell’anca che porta ad alterazioni degenerative della cartilagine assai simili a quelle della coxartrosi, con caratteristiche ancora più aggressive.
Il passo successivo è rappresentato dalla visita specialistica del medico ortopedico che deve escludere, attraverso l’esame obbiettivo, altre potenziali cause del dolore all’anca (lombo-sciatalgie, tendiniti, stiramenti o strappi muscolari, vizi posturali, patologie addominali, etc…) e, soprattutto, decidere quale terapia impostare per migliorare la sintomatologia (farmacologica, infiltrativa, fisioterapica o, nei casi più gravi, chirurgica).